lunedì 13 luglio 2015

Giunta è fatta




Francesco Attanasio
Presidente Ass. Civica Cosenza VALORI e LAVORO
http://francescoattanasiocv.blogspot.it/


Il Presidente della Regione Calabria ha composto la nuova Giunta, scegliendo volti e professionalità al di fuori dei consiglieri ed attingendo anche a risorse della società civile;

nell’augurare a chi è oggetto di indagine di dimostrare, nelle sedi proprie e con serena osservanza delle regole, la correttezza del proprio operato, prendiamo atto con soddisfazione che le scelte del Presidente Oliverio, operate nel consapevole e convinto uso delle prerogative riconosciute dalla legge, riconoscono e valorizzano le professionalità esistenti nella società, chiamandole a svolgere un ruolo diretto ed attivo nella gestione della cosa pubblica.

La scelta di volti nuovi, anche se non del tutto avulsi dalla realtà geo-politica calabrese, va colta come momento di riflessione su una nuova forma di partito che sia capace di aprirsi senza infingimenti formali, accettando un confronto realmente aperto alla società tutta, in particolare con quella parte che, in sempre maggiore numero, diserta le urne, con una scelta di pericoloso rifiuto dell’agone politico. Il partito e la sua rappresentanza consiliare tornino ad essere il centro e motore propulsivo della iniziativa progettuale e la Giunta sia autonomo organo di attuazione delle direttive disegnate in Consiglio, amministrando con efficienza, tempestività ed efficacia la cosa pubblica calabrese.

Un augurio particolare va al Prof. Roberto Musmanno, brillante figlio di Castrovillari, del quale, con il conferimento dell’oneroso incarico, è stato riconosciuto il più che decennale impegno per lo sviluppo economico e sociale dei territori, attraverso la ricerca ed il trasferimento tecnologico dalle chiuse aule universitarie alle realtà imprenditoriali, come obiettivo strategico dell’ateneo cosentino e doveroso tributo alle aspettative della società;

il riconoscimento operato alla città di Castrovillari ed al territorio del Pollino sarà senz’altro foriero di future e positive iniziative, che saranno maggiormente corroborate  da una sinergica azione del partito tutto e dei livelli istituzionali locali, in una strategia consapevole e condivisa, che sappia cogliere appieno le opportunità offerte dal particolare momento storico.

sabato 20 giugno 2015

Le Regioni, i Sindaci, il PD e 11 piccoli democratici



Francesco Attanasio
Presidente Ass. Civica Cosenza VALORI e LAVORO





L’ultimo appuntamento elettorale, nella duplice veste del voto in sette regioni e in un nutrito gruppo di municipi, anche numericamente rilevanti, ha registrato risultati che sono letti in modo diverso e, spesso, con giudizi fortemente contrastanti.


Limitandoci prevalentemente al PD, per il dato regionale, non si può disconoscere il dato numerico della conquista del governo in cinque regioni su sette interessate dal voto; e, sotto questo profilo strettamente aritmetico, il risultato è valutabile positivamente.


Si farebbe, però, torto alla nostra intelligenza, se non si considerasse anche l’altro aspetto, politicamente più interessante per capire le tendenze dell’elettorato, degli spostamenti dei flussi elettorali, sia globalmente intesi come partecipazione al voto, sia come assegnazione alle singole forze politiche.


Sotto tale profilo, non può non farsi una impietosa analisi del (non) voto; l’astensione  è consacrata per  la  prima volta come l’opzione maggioritaria o prossima a esserlo in diverse regioni del paese; quasi un elettore su  due  non  si  è  recato  a  votare (per un’analisi nel dettaglio http://www.cattaneo.org/images/comunicati_stampa/Analisi_Istituto_Cattaneo_-_Regionali_2015_-_Astensionismo_1_giugno_2015.pdf).


Particolarmente significativo appare, per la prospettiva privilegiata scelta nei riguardi del PD, il “confronto con le precedenti europee del 2014 che ci dice che la diminuzione è risultata maggiore nelle tre regioni “rosse” (tra -15 e -18 punti percentuali), mentre in  Campania  e  Puglia  i  valori  della  partecipazione sono  rimasti  sostanzialmente  stabili.  Anche  il confronto  con  le  elezioni  politiche  del  2013  mostra   un  differenziale  (tra  partecipazione  alle regionali e alle politiche) decisamente più ampio nelle regioni “rosse”” (tratto dal sito summenzionato; ivi, tabelle di confronto per ciascuna regione interessata al voto).


A fronte del marcato e progressivo astensionismo diviene rilevante il confronto tra i valori assoluti dei voti espressi, afferendo quest’ultima al rapporto tra i partiti ed i propri elettori; per converso, il criterio della percentuale dei voti espressi rileva nei rapporti tra i partiti, essendo espressione dell’equilibrio finale di forza tra gli stessi (si veda la nota metodologica dello studio svolto dall’Istituto Cattaneo in http://www.cattaneo.org/images/comunicati_stampa/Analisi_Istituto_Cattaneo_-_Regionali_2015_-_Chi_ha_vinto_chi_ha_perso_e_dove_1_giugno_2015.pdf, pag. 3).


Globalmente il PD perde  oltre  due  milioni  di  voti  rispetto al  2014,  ossia  alle elezioni più vicine nel tempo (-2.143.003), ma la riduzione è significativa anche rispetto al 2013 (-1.083.557), diminuzioni determinate anche per la significativa contrazione della partecipazione al voto; In termini percentuali questo spostamento in valori  assoluti si traduce in una contrazione del 50,2%  rispetto  alle  scorse  elezioni  europee  del  maggio  2014  e  del  33,8% rispetto  alle consultazioni politiche del 2013 (per un’analisi completa si rinvia ancora a http://www.cattaneo.org/images/comunicati_stampa/Analisi_Istituto_Cattaneo_-_Regionali_2015_-_Chi_ha_vinto_chi_ha_perso_e_dove_1_giugno_2015.pdf).


Né è da ritenere di pregio l’argomento, che nel caso si presenta specioso, della presunta diversità tra elezioni regionali, europee e politiche; ça va sans dire, non si vuol negare le differenze esistenti tra le tre tipologie elettorali, ma soltanto sottolineare che sembrano innegabili i (vistosi) movimenti dei flussi elettorali in relazione alla incertezza nell’identificare un soggetto politico trainante (elezioni politiche 2013, con una sostanziale tripartizione del consenso), alla domanda di partecipazione politica che si spera venga ascoltata con una rilevante apertura di credito politico (elezioni europee 2014, con il PD al 40,08%), per finire alla odierna disillusione che risucchia pezzi di elettorato sempre più vasto (regionali 2015).


Ancora, va sottolineato come il dato in Campania ed in Puglia, di tenuta della partecipazione elettorale, avvenga in presenza di due candidati a governatore non strettamente organici alla struttura partito e che probabilmente hanno goduto di tale profilo di autonomia, incarnato dalle liste di loro diretta espressione, per incassare una apertura di credito dell’elettorato attraverso una maggiore partecipazione al voto ed un maggior consenso.


Per converso, le uniche due sconfitte del PD nella competizione regionale si registrano in Veneto ed in Liguria; nel primo caso in realtà annunciata, ma forse con sperate diverse proporzioni, nel secondo quale coda di avvenimenti e polemiche relativi alle primarie (ed anche prima, per le divisioni registrate); in entrambi i casi, le due candidate a governatore erano diretta espressione del partito.


Una prima considerazione che si può trarre dai dati su ricordati è quella relativa all’allontanamento progressivo e sempre più ampio dell’elettorato dai partiti tradizionali (rectius, dall’unico partito strutturato oggi esistente, il PD), cui fa da contraltare una sempre maggiore difficoltà di tali ultimi soggetti e, segnatamente, del centro sinistra, di farsi soggetto politico interprete ed interlocutore preferito dei cittadini, difficoltà confermata dai dati sui ballottaggi, che vedono una crescente affermazione delle liste civiche (amplius infra).


Il PD, in particolare, soffre in alcune realtà di divisioni e polemiche interne e vince con nettezza quando schiera candidati con un proprio profilo di autonomia dal partito strutturato; laddove, invece, il candidato è espressione diretta del partito, perde (Liguria e Veneto) o si afferma con difficoltà e di misura (Umbria).


Considerazioni non molto diverse valgono per il turno comunale; in  tutti  e  78  i  comuni oltre i 15.000 aventi diritto al voto, tranne  uno  (peraltro  un  caso   atipico, nel Comune di Silius  - CA, +75 voti - che andava al ballottaggio perché i primi e unici candidati avevano ottenuto lo stesso numero di voti al primo turno), nel passaggio  dal  primo  al  secondo  turno  il  numero  di  votanti  è  notevolmente  diminuito. Nel  primo  turno  si  sono  recati al  voto  1.659.630  elettori,  mentre  al  secondo solamente  1.230.271,  segnando  un  calo  di  429.359  votanti.  In  pratica,  con una  diminuzione percentuale pari al 25,9%, un elettore su quattro del primo turno ha deciso di restare a casa al turno successivo (dati da http://www.cattaneo.org/images/Analisi_Istituto_Cattaneo_-_Ballottaggi_comunali__16_giugno_2015_.pdf).


Nel turno di ballottaggio, poi, sono le liste civiche – presenti soprattutto (ma non esclusivamente) in Sicilia – ad essere le vincitrici.  In seconda posizione si trova, invece, la coalizione di  centrosinistra,  che  conquista  25  comuni  nei  78  tornati  al  voto  per  il  secondo  turno.    Soltanto  in  una  minoranza  di  ballottaggi  (40,3%, ossia 25 casi  su  62)  il  candidato  sostenuto  dal  Partito  democratico  riesce  a  diventare  sindaco.  Significativo è il risultato ottenuto dai candidati del Movimento 5 stelle nei cinque ballottaggi ai  quali  hanno  partecipato.  


Infine, la coalizione di centrodestra, soprattutto  quando  si  presenta  unita,  è  più  abile  del  centrosinistra  a  vincere  nel  secondo  turno, riuscendo ad aggiudicarsi un ballottaggio su due (si vedano i casi più rilevanti di Venezia e Arezzo) (amplius, sulla pagina da ultimo citata).


Le elezioni comunali in Calabria confermano tale analisi; le sconfitte in comuni storicamente governati dal centro sinistra come Lamezia Terme, o centri rilevanti della regione, come Vibo Valentia (persa al primo turno) e Gioia Tauro seguono le criticità sopra evidenziate. Soltanto San Giovanni in Fiore, dove il risultato è frutto anche di una assenza del centrodestra, e Castrovillari, di strettissima misura, fanno segnare un risultato si segno opposto.

In particolare, a Castrovillari, la partecipazione al voto registra il dato più basso da quando è in vigore l’elezione diretta del sindaco, come riportato nella seguente tabella (dati tratti dal sito del Comune di Castrovillari).



 

La tendenza al ‘ribasso’ con costante contrazione dei voti espressi è ulteriormente attestata dalla serie storica dei consensi ottenuti dai due candidati partecipanti al ballottaggio, tra il primo e secondo turno, come nelle tabelle seguenti.



 







Significative sono le contrazioni di consenso registrate in termini di voti assoluti tra il ballottaggio del 2012 e quello del 2015, più marcata per il candidato Lo Polito che perde 1670 voti a fronte dei 100 del concorrente delle liste civiche.


Per le elezioni del 2015, va evidenziato l’incremento di Santagada di 490 voti al ballottaggio sui consensi ottenuti nel primo turno, a fronte di un decremento di Lo Polito di 278 voti, che ha determinato una differenza di soli 11 voti per la vittoria finale.


Il risicato risultato non può che essere letto in linea con le valutazioni già espresse di difficoltà del partito di interpretare con una chiara e condivisibile proposta progettuale le realtà dei  cittadini, come singoli e come soggetti associativi, rendendo necessario un confronto con la società esterna più ampio e serrato e senza timori di una competizione aperta.


Appare ineludibile attrezzare il partito, nazionale e locale, secondo moduli che consentano una reale e sana partecipazione dei simpatizzanti e degli elettori, oltre che degli iscritti, garantendo nel contempo la diversità di ruoli delle tre componenti, prima che gli undici piccoli democratici spariscano ad uno ad uno come i loro omologhi protagonisti del romanzo di Agatha Christie.


Un’ultima considerazione; nella quasi totalità dei commenti relativi alle elezioni in Calabria, si pone l’accento sul ruolo svolto dal governatore Oliverio e sulle eventuali conseguenze del voto per la sua maggioranza; pochissimi si rivolgono al partito regionale, se non per rimproveragli una asserita evanescenza. A questo punto, sarebbe necessario interrogarsi sul senso ultimo del Partito regionale e della sua segreteria. 


Francesco Attanasio

Presidente Provincia di Cosenza

Associazione Civica Valori e Lavoro Calabria