Spesso, da ragazzo, ho accompagnato mio
padre nelle sue lunghe passeggiate in montagna, alla ricerca di funghi; in un
pomeriggio di fine estate, ho notato un albero, alto e maestoso, che protendeva
i suoi rami robusti al cielo; l’albero era completamente spoglio, nonostante
fossimo in piena estate; incuriosito, mi sono avvicinato e, girando intorno, ho
visto che aveva il tronco vuoto ed annerito, bruciato, forse da un fulmine;
eppure era lì, ancora saldo sul tronco, in memoria di antichi fasti.
Penso che la scomparsa di un
uomo come Luigi Passerini renda chiunque lo abbia conosciuto simile a quell’albero:
presente fisicamente, ma completamente svuotato, disorientato nel profondo
dell’animo, sgomento ed incredulo della esistenza stessa della morte del
proprio caro.
Ed il senso di smarrimento è
ancora più profondo e ambiguo per quanto vigorosa e coinvolgente è stata la sua
presenza.
Luigi Passerini è stato un
uomo a tutto tondo, come pochi altri è dato incontrare nell’arco della vita.
Un uomo che avuto la capacità
di farsi da solo, partendo senza posizioni consolidate ereditate, ma
conquistando, giorno dopo giorno, una solida posizione professionale e sociale.
Un marito attento e sollecito,
che ha condiviso la sua intera vita con la moglie Carla, facendo della famiglia
il perno ed il motivo ultimo della propria esistenza.
Un padre presente e premuroso,
che ha accompagnato i figli nell’incontro con la vita, insegnando loro come
affrontarne le difficoltà e curando di conseguire per ognuno di loro un sicuro
percorso professionale; ha trasfuso in ognuno un patrimonio di valori etici,
sicura bussola di comportamento nella strada dell’esistenza.
Un nonno sollecito e tenero
nei confronti dei nipoti, ansioso di accompagnarli nel loro affacciarsi alla vita,
condividendone le emozioni e le conquiste e sopportando empaticamente le
piccole grandi difficoltà che accompagnano ogni giovane vita.
Un avvocato come pochi, di
levatura professionale e, ancor prima, umana, di rara profondità; un
professionista che costruiva le arringhe come le mosse di una partita a
scacchi, in cui ogni passaggio espositivo era conseguenza dei precedenti e
premessa dei successivi, coniugando il rigore logico con la profonda conoscenza
della materia; aveva la singolare abilità di rinserrare nella orazione difensiva
gli elementi di fatto e le argomentazioni giuridiche, rendendo i primi docili
ancelle per le seconde, nella creazione di un solido costrutto che era arma
potente di demolizione delle tesi accusatorie, congiungendo le armi della
retorica con quelle del ragionamento, in un’opera che spesso trasfigurava nella
dimensione estetica, non secondo ad alcuno dei più grandi del Foro calabrese e
nazionale, anzi diventando fulgido esempio per i colleghi e punto di
riferimento per i giovani avvocati.
Tale valentia tecnica era profondamente
nutrita da una infinita passione, derivante dalla piena consapevolezza di
svolgere non soltanto una professione o un servizio, quanto piuttosto una funzione
irrinunziabile e scolpita nella nostra Costituzione repubblica: il diritto di
difesa, principio fondante di ogni comunità che voglia dirsi civile;
pienamente cosciente del ruolo
dall’Avvocatura libera come irrinunciabile presidio di civiltà, poneva la sua
persona a servizio dei più deboli nel campo più delicato della professione
forense, quello penale, in cui si fronteggiano il diritto alla libertà della
singola persona con la potestà punitiva dello Stato.
Le sue doti gli hanno
agevolmente consentito di vivere pienamente l’Avvocatura, non solo nel percorso
professionale, ma anche nella dimensione collettiva della stessa; per decenni è
stato componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, difendendo con
coerenza le proprie idee, assumendo spesso posizioni controcorrente; è stato
componente e Presidente delle Commissioni di esame per l’abilitazione della
professione, introducendo nel mondo del lavoro diverse leve di giovani
avvocati; ha raggiunto ruoli di rilievo nazionale nell’Organismo Unitario
dell’Avvocatura, che riuniva le tutte le numerose associazioni forensi ed i
Consigli dell’Ordine d’Italia in un unico soggetto.
Con pari passione, tutta volta
al servizio della città, ha svolto ruoli politici ed istituzionali di primo
piano nel suo territorio; consigliere comunale e, per breve periodo, Sindaco
della città di Corigliano Calabro, sino a giungere a sedere negli scranni del
Consiglio della provincia di Cosenza, nelle liste del PCI negli anni del
dopoguerra, distinguendosi per le sue capacità ed ottenendo il rispetto e la
sincera stima anche dei suoi avversari politici.
Ha insegnato materie
giuridiche negli istituti superiori, trasmettendo ai propri alunni non solo
nozioni tecniche, ma consapevolezza del valore delle regole e della importanza
dei diritti e dei doveri spettanti ad ogni individuo.
Mi piace ricordarlo in due
delle sue espressioni più ricorrenti, che danno la cifra dello spessore
dell’uomo.
Spesso, e soprattutto nelle
occasioni più importanti o difficile, era solito raccomandare con decisione, a
chi gli era vicino, di comportarsi con dignità,
racchiudendo nel termine, ad un tempo, una coerente sobrietà di atteggiamento
ed il rispetto che l'uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve
sentire nei confronti di sé stesso.
Altra espressione era la
invariabile risposta che si riceveva quando ci si rivolgeva a lui per avere un
consiglio o un aiuto: c’ami fari ?,
cosa dobbiamo fare ?;
nel momento stesso in cui si
esponeva il problema, senza alcuna esitazione e ricerca del perché ci si
trovasse nella situazione di difficoltà, il tuo problema diventava il suo problema, mettendo a tua
disposizione ogni sua possibilità e capacità, al fine della risoluzione dello
stesso, donandoti la sua più totale disponibilità.
E se la vita è un dono – e
certamente è un dono, il più alto e divino che ogni essere vivente possa
ricevere -, non c’è uso migliore che si possa fare che donarlo a nostra volta e
all’infinito;
e Luigi Passerini ne ha
certamente fatto un uso pieno e fecondo, donando la sua intera vita in
comunione con la moglie Carla; rinnovando il dono nella creazione delle nuove
vite dei figli, consegnandoli al mondo con una guida paterna ed affettuosa;
moltiplicandolo con tenerezza nei confronti dei nipoti.
Ha donato se stesso alla
professione di Avvocato, lasciando una traccia indelebile nei colleghi ed in
tutti coloro che ha assistito nel momento processuale ed alla comunità tutta,
con il suo impegno civile in favore dei più deboli;
ha lasciato a noi generi una
onusta eredità di affetti, di cui dovremo serbare attento ricordo e impegno a
trasmetterla ai nostri figli.
Per tutto questo, Signore, Ti
dico grazie per averci donato, per un tempo così lungo ed intenso, un uomo come
Lugi Passerini.