È
opportuno rammentare, preliminarmente ad ogni valutazione sulla tornata
elettorale appena passata, il brutale omicidio dell’On.le Helen Joanne Cox, deputata laburista,
avvenuto il 16 giugno scorso, nel pieno della campagna elettorale del
referendum sulla Brexit, non perché
punga vaghezza di esterofilia, ma per un convinto invito alla riflessione sul
clima di violenta contrapposizione che si determina sempre più nelle
competizioni politiche, al punto di trasformare la già di per sé abnorme ed
inconferente violenza verbale, in vera e propria violenza fisica da scaricare
su un avversario da abbattere.
L’On.le
Cox appare vittima di un duplice omicidio: la prima volta sotto i colpi del
folle aggressore, la seconda volta per le elucubrazioni di alcuni commentatori
e sondaggisti che prevedevano (erroneamente, dopo i risultati del referendum
sulla Brexit) che il delitto avrebbe lanciato in ripresa il remain sul leave,
quasi che i progetti politici potessero essere costruiti o, peggio, avessero
bisogno del sangue delle persone per la loro compiuta realizzazione.
La
perdita di senso dei valori di umanità, che dovrebbero essere non elementi di
un patrimonio di una o di un’altra parte politica, ma pre-condizioni minime del
vivere sociale, è assolutamente drammatica e dirompente.
In
Italia ci stiamo avvicinando ad una nuova rovente campagna elettorale sul
prossimo referendum confermativo della riforma costituzionale, in cui appare
quanto mai opportuno evitare toni accesi che nuocciono ad un corretto confronto
e lasciano nell’ombra le ragioni concrete per cui si dovrebbe sostenere o
contrastare una riforma costituzionale di questa portata.
*****
L’ultimo
appuntamento elettorale, certamente di natura amministrativa, presenta pur
tuttavia alcuni aspetti di rilievo squisitamente politico, sia per la rilevanza
di alcuni centri andati al voto, Roma, Milano, Torino, Napoli per citare i più
rilevanti, (1.342 comuni, di cui 25 capoluoghi di provincia e 7 capoluoghi
di regione) sia per la estensione
del campione elettorale coinvolto (13.316.379 elettori).
Nel
primo turno, si conferma la tendenza all’aumento dell’astensionismo, con una
media nazionale di partecipazione al voto del 62,14%, contro il 67,42% delle
precedenti amministrative; il dato non è omogeneo sul territorio nazionale, con
il Nord Italia che registra un incremento dell’astensione del 10% ed il Sud che
si ferma ad una media del 5% in meno; un segnale probabilmente imputabile ai
rapporti maggiormente personali tra candidato ed elettore nel meridione d’Italia.
Sindaci
uscenti, usciti e new entry; essere uscente, nell’epoca di un’ampia volatilità
dell’elettorato, amplificata dalla sostanziale esistenza di tre poli
catalizzatori di voti, non è più garanzia di conferma; ne è prova Torino, dove
la Appendino raddoppia i suo voti, drenando evidentemente una grossa fetta di
elettorato di centrodestra, che ha visto il suo candidato escluso dal
ballottaggio, conseguendo così una vittoria tanto netta quanto inattesa;
per
converso, i sindaci ‘usciti’, ossia
defenestrati da manovre di ‘palazzo’ hanno una loro rivincita popolare (Cassano
Jonio e Cosenza), con conferme plebiscitarie al primo turno; ulteriore segno di
scollamento tra l’elettorato e certi giochi di potere che si consumano
all’interno di segrete stanze, poco compresi e non condivisi; l’essere stati
vittima di tali congiure di palazzo fa anzi acquisire un’aureola di martirio
prontamente riscattata dalla risposta popolare;
il
risultato in generale ha disegnato uno scenario in forte movimento: su 143 comuni
oltre i 15.000 abitanti, oltre un terzo (50) cambiano schieramento alla guida
della città (http://www.demos.it/a01280.php).
Le
elaborazioni dell’Istituto Cattaneo su 18 dei 25 capoluoghi in cui si è votato,
ridimensionano le evidenze mediatiche dei casi di Roma e Torino; il
centro-destra nel suo complesso perde circa 7 punti percentuali rispetto al
2011, ma recupera parzialmente nel confronto con il 2013; il centro-sinistra
nel suo complesso perde circa 9 punti percentuali rispetto al 2011, ma cresce
leggermente in confronto al 2013; il Movimento 5 stelle cresce rispetto al
2011, anche in virtù del fatto che nelle scorse comunali non era presente in
alcuni comuni del campione, mentre perde circa 4 punti percentuali rispetto
politiche del 2013". (http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Amministrative-istituto-Cattaneo-Centrosinistra-Centrodestra-Cinque-stelle-97ec85ff-3878-4a71-83a7-cffb84687cac.html).
Ad
analoghi risultati perviene l’Istituto Demos (http://www.demos.it/a01280.php).
Alla
aggregazione stimata dall’Istituto Cattaneo, va peraltro osservato che oggi il
centrodestra appare diviso e solo a Milano diventa competitivo, perché compatto
su un candidato espressione della società civile e non proveniente da uno dei
partiti della coalizione, spesso schierato per tentare di affermare la
leadership successiva a Berlusconi.
Nel
secondo turno, il Movimento 5 Stelle diventa una macchina da ballottaggio; il
M5s era presente in 118 competizioni locali su 149, in quanto in 31 casi aveva
deciso di non presentarsi, e riesce a raggiungere il ballottaggio soltanto in 20
comuni, cioè nel 17% dei casi (http://www.cattaneo.org/press_release/comunali-2016/); nel ballottaggio
diviene la forza politica in grado di aggregare il maggior numero di consensi,
con una notevole elasticità del voto; nei 20 casi in cui era presente al
ballottaggio, il Movimento 5 stelle risulta vincitore in 19, con un incremento
medio dei voti del 33%; all’estremo opposto appare il centrosinistra, il quale
incrementa i propri voti nel ballottaggio soltanto del 18,2%, percentuale
inferiore anche al centrodestra, che registra un 21,5% (http://www.cattaneo.org/press_release/comunali-2016/).
Questa
capacità espansiva del Movimento 5 Stelle, in particolare verso l’elettorato di
centrodestra, ne fa il punto di coagulo di un sentimento fondamentalmente di
protesta, con marcati tratti di ribellismo, che da un lato lo avvantaggia nel
momento elettorale, ma dall’altro lato può essere elemento di difficoltà nel
successivo momento di governo, allorquando dalle petizioni di principio si deve
scendere a patti con la realtà concreta, operando scelte nette che certamente
non avranno platee di condivisione così ampia.
Un
tratto squisitamente politico della tornata amministrativa è un dato interno ai
due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra, ed in particolare al PD;
con queste elezioni si è aperta la fase politica di successione a Berlusconi,
con una competizione spesso dichiarata (vedi Roma), tra i gruppi più populisti
e revanscisti (Lega e FdI) e quelli (o almeno di quel che resta dei) più
moderati (Forza Italia e Partito della Libertà, movimenti civici); la partita
è, stando al risultato, assolutamente aperta, con evidenti difficoltà della Lega
a incrementare significativamente i suoi consensi, sia nelle singole realtà che
nell’intero territorio nazionale, uscendo dal tradizionale recinto nordista; la
performance dei FdI a Roma appare ascrivibile, oltre al candidato ed alla sua
visibilità nazionale, ad una quota di elettorato tradizionalmente di destra,
presente nella capitale;
i
partiti moderati che tentano una strada parallela al PD non hanno miglior
sorte, relegati a ruoli comprimari, ovvero mancando, come nel caso di ALA, di
dare un apporto determinante nel risultato elettorale, con esiti del tutto
opposti (Napoli e Cosenza);
nel
PD, oltre alla sensibile riduzione delle amministrazioni governate, vi è anche
una sottile linea di demarcazione tra candidati ‘renziani’ e non; per limitarci a quelli dei centri più grossi, a
Milano Sala ha un buon risultato, a Napoli non si arriva neanche al
ballottaggio, a Roma Giachetti ha difeso quel che poteva essere difeso, a
Torino Fassino subisce un significativo sorpasso al secondo turno, a Bologna si
vince di misura al secondo turno.
Il
processo di rinnovamento dichiarato come obiettivo principale da Renzi sembra
sia rimasto a metà del guado, subendo l’effetto – negativo - di essere forza di governo identificata come
responsabile della generalizzata situazione di crisi economica e sociale (per
le dimensioni delle amministrazioni perse dal centrosinistra e, globalmente, di
quelle oggetto di cambio di governo, ancora http://www.cattaneo.org/press_release/comunali-2016/).
La
c.d. Sinistra, in parte storica ed in parte arricchita (con poco visibili
risultati) da fuoriusciti dal PD, non appare in grado di uscire dallo steccato
della testimonianza.
La
situazione in Calabria merita una considerazione a parte, essendo l’ultimo
capitolo (ma soltanto perché più recente e non tanto perché possa supporsi che
la serie negativa sia terminata) di una serie di sconfitte che ha portato il PD
ad essere estromesso da governo di tutti i più grossi centri cittadini, sino a
perdere Crotone e (nuovamente e malamente) Cosenza; uniche consolatorie
eccezioni Cassano allo Jonio, dove Papasso ha avuto la sua rivincita contro i
defenestratori, e Rossano, città nella quale è stata determinante l’apporto
elettorale del gruppo Il coraggio di cambiare, fondato da Giuseppe Graziano,
consigliere regionale eletto nelle file della Casa della Libertà.
La
crisi del PD è evidente nel suo reiterato distacco dai consensi maggioritari
dell’elettorato e bloccato nel suo interno da una segreteria regionale mai
nominata e da congressi non tenuti a seguito della elezione nel consiglio
regionale di tre suoi segretari provinciali.
È
doveroso iniziare ad interrogarsi sulle concrete modalità del recupero del
ruolo politico e propulsivo del partito, coltivando l’orgoglio di appartenenza
ed individuando i metodi di effettiva partecipazione democratica degli iscritti
e degli elettori; va avviata una ineludibile azione di progettualità politica, aperta
alla società, sia come singoli che come associazione, rischiando in difetto di
essere racchiusi in mere logiche di conservazione e/o gestione del potere.
In
chiusura, ritorna alla mente un’esclamazione usata in lingua swahili, Kenya; quando
l’autobus va fuori strada, i passeggeri scendono e allo scandire di “harambee”
tutti spingono per rimetterlo in carreggiata.
Sarebbe
il caso di dire al Partito democratico nazionale e, ancor più, calabrese:
democratiche e democratici, harambee !
Francesco Attanasio
Presidente Ass. Civica Cosenza VALORI e LAVORO
http://francescoattanasiocv.blogspot.it/
Francesco Attanasio
Presidente Ass. Civica Cosenza VALORI e LAVORO
http://francescoattanasiocv.blogspot.it/