Quando si parla della rivoluzione russa, quasi tutti pensano che Lenin
prese il potere dopo l’abdicazione dello
zar; in realtà la storia fu completamente diversa e più complessa. Tra la rinuncia
al trono dello zar Nicola II, avvenuta il 15 marzo 1917 e la presa del potere
da parte dei bolscevichi, vi fu un governo provvisorio.
Aleksandr Fëdorovič Kerenskij (Александр Фёдорович Керенский, Simbirsk, 22 aprile 1881 – New York, 2 maggio 1970), politico russo, di
idee socialiste, fu Primo Ministro della Russia dopo la caduta dell'ultimo zar e
immediatamente prima che i bolscevichi andassero al potere.
Avvocato di
professione, svolse un ruolo di primo piano nel rovesciamento del regime
zarista in Russia durante la rivoluzione del febbraio del 1917. A capo del
governo provvisorio fu in grado di sventare il colpo di stato reazionario di
Kornilov, ma non riuscì a evitare la rivoluzione di ottobre in cui i
bolscevichi presero il potere. Morì in esilio negli Stati Uniti nel 1970.
Allo scoppio
della rivoluzione di febbraio, Kerensky era uno dei suoi leader più in vista;
venne eletto vice-rettore del Soviet di Pietrogrado. Durante le prime fasi
della rivoluzione, era estremamente popolare presso le masse, guidò le truppe
insorte alla Duma per cercare di coinvolgere questa alla rivolta; ordinò
l'arresto di ministri del governo zarista a nome del Parlamento e adibì alcune
sale del Palazzo di Tauride come sede del nuovo Soviet di Pietrogrado.
Il 12 marzo
1917 entrò a far parte del Comitato
Provvisorio della Duma come membro del Partito Socialista Rivoluzionario,
giungendo ricoprire la carica di vice-rettore del Soviet di Pietrogrado. Quando il
Governo provvisorio venne formato, dopo la crisi di aprile che aveva causato le
dimissioni di Pavel Miljukov come ministro degli Esteri del governo borghese e
la formazione del primo gabinetto di coalizione borghese-socialista, Kerenskij
fu nominato ministro della giustizia, e
in maggio divenne ministro della guerra. Uno dei pochi dirigenti socialisti in
grado di gestire gli affari del governo al più alto livello in quel momento,
era convinto della necessità di collaborazione tra socialisti e liberali ai fini
della rivoluzione. Cercò di diventare una sorta di figura super partes,
mantenendo una posizione intermedia tra i partiti socialisti e la borghesia.
Per questo venne spesso accusato di bonapartismo dagli avversari. Le sue azioni
come ministro, spesso prese senza coordinamento con il Soviet di Pietrogrado, a
volte, erano poco più che effetti drammatici. I capi menscevichi, che
controllavano la maggioranza del Soviet, in pratica, non si fidavano affatto di
Kerenskij. Grande oratore in grado di attrarre numerosi seguaci, era convinto
che una volta a capo del governo, liberali e socialisti si sarebbero
riconciliati riconoscendo in lui il "leader necessario" per liberare
il paese dai suoi problemi.
A seguito del
fallito colpo di Stato del generale Lavr Kornilov in agosto e delle dimissioni
dei ministri, si nominò comandante in capo e proclamò la Repubblica Russa (14
settembre 1917). Inizialmente, Kerenskij aveva cercato di accordarsi con
Kornilov, al fine di stendere un piano di riforma comune anti-bolscevica che
avrebbe incluso la proclamazione di una dittatura militare. Solo quando si rese
conto che un piano del genere avrebbe potuto influire sulla sua posizione di
potere, decise di schierarsi dalla parte dei rivoluzionari.
Quindi, durante
il tentativo di golpe di destra, Kerenskij si schierò, insieme ai bolscevichi,
con la classe operaia di Pietrogrado. Più tardi nel mese di ottobre, la maggior
parte di questi lavoratori sarebbe confluita proprio tra le file dei
bolscevichi. Lenin era determinato a rovesciare il governo Kerenskij prima che
avesse la possibilità di legittimarsi dopo le elezioni previste dall'Assemblea
Costituente, e i bolscevichi presero il potere in quella che divenne nota come
la seconda rivoluzione o Rivoluzione di ottobre.
Nell'emergenza
della situazione, Kerenskij annunciò la formazione di un nuovo governo di
coalizione social-borghese con alcuni socialisti di spicco. Impotente nel
fermare la disgregazione delle forze armate e l'entità delle rivolte sul campo,
fu costretto ad osservare i chiari preparativi dei bolscevichi per la presa del
potere senza essere in grado di impedirlo. Un ultimo disperato tentativo di
neutralizzare Lenin e compagni fallì e durante la rivoluzione d'ottobre
Kerenskij dovette forzatamente lasciare la capitale la notte del 6 novembre
1917.
Quando i
bolscevichi presero il potere il 25 ottobre 1917, fuggì a Pskov e tentò di rovesciare il nuovo governo ad
egemonia bolscevica; fallito il tentativo lasciò il suo paese per la Francia (https://it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr_F%C3%ABdorovi%C4%8D_Kerenskij).
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In queste ore
si sta votando in Sicilia e ad Ostia, per il rinnovo dell’Assemblea regionale e
del Municipio; due elezioni che rappresentano un test preliminare per le
imminenti elezioni politiche, in misura diversa per tutti gli attori politici
della scena nazionale.
In particolare
per il PD, senza voler assumere la prova elettorale quale meccanico e scontato prologo
delle future consultazioni, la prova appare significativa, sotto molteplici
punti di vista.
È la prima
consultazione di una certa rilevanza dopo la scissione e la continua emorragia
di iscritti, quadri e personaggi di rilievo, buoni ultimi Grasso e Bassolino,
utile per iniziare a capire quanto possono incidere tali abbandoni in termini
concretamente elettorali, considerando anche l’appeal del candidato Fava.
Al netto della
specifica situazione siciliana, in cui nelle scorse elezioni, che videro
vincenti Crocetta, il PD ha raccolto il 13,50 % dei consensi, con un’affluenza
significativamente bassa ed il centrodestra diviso, la consultazione assume anche
un rilievo psicologico relativamente alla tenuta del consenso (http://www.lastampa.it/2017/11/04/italia/politica/il-pd-e-lincubo-per-cento-pronta-la-gara-a-quattro-per-lalternativa-a-renzi-VyZkw9wfzFQM3Ek3KCakEP/pagina.html).
L’apertura fatta
da Renzi in queste ore, dichiarando la sua disponibilità formale ad un passo indietro
per una coalizione larga (http://www.corriere.it/politica/elezioni-regionali-sicilia-2017/notizie/renzi-una-coalizione-larga-pronto-passo-indietro-884d39ca-c1fd-11e7-bf97-8f2129f2dc8b.shtml?refresh_ce-cp),
appare piuttosto un tentativo di prevenire manovre finalizzate, non tanto ad
una improbabile e lacerante sostituzione del segretario, legittimato da un
robusto consenso ottenuto nelle primarie, quanto ad un suo ridimensionamento, attraverso
sostanziali mutamenti di metodo ed obiettivi politici.
Viene il dubbio
che Renzi possa essere trasformato nel Kerenskij del PD, senza peraltro che
nell’orizzonte politico italiano si intraveda ad oggi un leader della statura
di Vladimir Il'ič Ul'janov detto Lenin (Ленин).
Fra poche ore
vedremo iniziare a dipanarsi la nuova scena politica italiana.
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