Con un articolo sul
Quotidiano del Sud, titolato ‘Primo
Maggio tra dovere della memoria e futuro’, il Segretario regionale del PD,
On. Ernesto Magorno, si sofferma sulla ricorrenza della festa del lavoro.
Lo stile è retoricamente
agiografico, richiamando luoghi e simboli legati al Primo Maggio in una
carrellata tanto voluttuosamente evocativa quanto politicamente scontata e meramente
rituale; soltanto in chiusura si fa riferimento ad un non meglio individuato
cambiamento, quale stella polare dell’agire politico.
Ritengo che proprio la
storia di valori, donne e uomini che si addensa intorno al Primo Maggio,
facendone il momento simbolo del lavoro, imporrebbe una riflessione maggiormente
densa e più pregna di significati politici e, soprattutto, calati nel preciso
momento storico che sta attraversando l’Italia.
I dati sui livelli
della disoccupazione, dapprima arditamente sottolineati qualche settimana or
sono, e poi prontamente smentiti dalla dura realtà di pochi giorni fa, devono
far riflettere sulle modalità di approccio ad un tema che non può essere
affrontato come un evento da esorcizzare con stringate ed aride parole totem,
non altrimenti discutibili.
La valutazione degli
impatti normativi sulla articolata complessità del fenomeno economico richiede
quantomeno una meditata cautela, prendendo in considerazione archi temporali
calibrati sul medio se non sul lungo periodo.
La drammatica realtà
che è sottesa da aridi dati numerici impone, innanzitutto, rispetto per i
destini umani che sono rappresentati da apparentemente fredde e neutrali cifre.
Va sottolineata la
carenza nel dibattito attuale dell’umiltà di riconoscere la complessità del
fenomeno economico e della conseguente necessità di un approccio di confronto e
collaborativo con tutte le parti sociali.
Il rinnovamento non può
(e non deve) assumere di per sé solo valore di elemento salvifico, senza una
chiara individuazione degli obiettivi che si perseguono e del percorso e delle
modalità necessari alla loro realizzazione.
Il Primo Maggio (ed
ogni successivo giorno, data l’emergenza lavoro) deve essere utilizzato per
individuare chiari modelli di sviluppo coerenti con le vocazioni e le
potenzialità dei territori e costruiti insieme a tutti gli attori presenti sul
territorio stesso.
Il Partito Democratico
nazionale e, maggiormente, quello calabrese deve farsi carico del processo di
costruzione del dibattito pubblico, partecipato ed aperto, necessario al fine,
confrontandosi senza infingimenti e candidandosi ad essere il punto di
riferimento e la levatrice del progetto politico da elaborare e realizzare
insieme agli altri soggetti economici, sociali ed associativi presenti nelle
singole realtà territoriali.
La più ampia
partecipazione collettiva avrà il confacente ruolo di garanzia della presenza
di concreti contenuti, appropriati e coesi rispetto alle esigenze delle singole
zone omogenee di sviluppo economico
Solo così si onora
compiutamente il dovere della memoria e si ha il coraggio di scegliere (insieme)
quale futuro costruire insieme.
Francesco Attanasio
Componente Assemblea
regionale PD Calabria
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