Lettera aperta al
Segretario nazionale
del Partito Democratico
On. Maurizio Martina
Sede
Caro Segretario,
apprendo
da notizie di stampa (https://www.corrieredellacalabria.it/editoriale-paolo-pollichieni/item/136801-il-congresso-del-pd-a-roma-non-ne-sanno-nulla/) che la segreteria
organizzativa del Pd nazionale è venuta a conoscenza “«in via del tutto non ufficiale», di una convocazione del congresso
regionale per il 23 giugno prossimo, allo scopo di eleggere il segretario e gli
altri organismi statutari regionali”, donde l’interrogativo ad effetto che titola l’articolo “Il
congresso del Pd? A Roma non ne sanno nulla”;
il
segretario regionale, Sen. Magorno, ha affermato in più occasioni di essere in
possesso di una “deroga” per la
Calabria, concessa da Roma, per la celebrazione del congresso regionale, in
controtendenza alla decisione nazionale di congelare le assemblee regionali in
attesa del congresso nazionale, dopo le dimissioni di Renzi;
lo
stridente contrasto tra i due fatti, mi induce, per colmare un profondo senso
di disorientamento ed amarezza, a chiederTi formalmente e direttamente una
parola chiarificatrice, che dissipi in modo la innegabile contraddittorietà e
la nebbiosa opacità che avvolge tutta la vicenda.
Ove mai
esistesse una specificità calabrese, che, a dire del Segretario Magorno, potrebbe
giustificare la affermata deroga, tale ipotetica peculiarità, a mio sommesso
parere, dovrebbe spingere nella direzione opposta di una profonda ed aperta
riflessione politica sulla situazione di questa nostra amata Calabria, che
sembra sempre più una desolata periferia dell’impero, abbandonata a se stessa;
e questo
è tanto più urgente ed ineludibile, dopo la cocente sconfitta elettorale del 4
marzo, ancora più profonda, ove mai fosse immaginabile, nel nostro meridione;
chiamare
a congresso gli iscritti del PD calabrese, senza un ragionato e meditato confronto
ed in aperta contraddizione all’indirizzo scelto a livello nazionale, assume il
retrogusto amaro di una (disperata ?) chiamata alle armi dei fedelissimi, per
rinserrarsi in una sorta di Fort Alamo, cieco e sordo a tutto quanto avviene
nella società circostanze, in una sterile e malevola conservazione del (poco)
esistente.
Tutto
questo sarebbe un tradire la funzione prima di una forza progressista, quale
ambisce essere il Partito Democratico, funzione che è quella di disegnare,
nelle deputate sedi e nei confacenti tempi, una identità riconoscibile e
condivisa, che sia in grado di consegnare ai nostri elettori una possibile
speranza di progresso sociale.
Ti
chiedo, quindi, con un personalissimo grido di dolore, di affrontare la
questione con una indicazione chiara e netta, pena la stessa sopravvivenza del
PD in terra calabra, dove, forse, il partito, come sognato dai fondatori
nazionali, non è ancora nato.
Con
sincera stima
Francesco Attanasio
Iscritto del Partito democratico
Componente della Assemblea regionale PD Calabria
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